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Città laboratorio di civiltà

Gli ultimi articoli di RFS pongono diverse questioni sui problemi della Capitale in vista del ballottaggio ma tutte riconducibili ad un centrale problema, quello di una classe politica e dirigente che non sa prendersi le sue responsabilità, che non è libera e non all'altezza di progettare nell'interesse di Roma e dei romani perché condizionata da lobby, interessi, poteri o anche secondi fini.

Le mie tre domande poste ai candidati sindaci avevano proprio il senso di riportarli ai problemi concreti in una visione strategica uscendo fuori dai mantra dello stadio della Roma, delle Olimpiadi, delle buche sulle strade, di vaghezze sui trasporti pubblici e sul disagio sociale.

Facciamo però ulteriori premesse e considerazioni:

A prescindere dalle Olimpiadi, Tor Vergata necessita di infrastrutture di trasporto su ferro semplicemente perché ospita un polo universitario ed uno ospedaliero oltre al fatto che tali opere risulterebbero utilissime a ricucire la zona est con il resto della città. A tale proposito si parla di prolungare la metro A fino a Tor Vergata e lì farvi giungere anche una diramazione della C. Secondo me sarebbe molto più utile, semplice e meno costoso, oltre che più funzionale non sovraccaricando le metro, farvi arrivare un prolungamento del trenino giallo, come espresso da alcuni esperti, ripristinando il tratto dismesso. Naturalmente rimodernando sede e materiale rotabile, sul modello stadtbahn di altre esperienze europee. Ma di questo non si parla se non in qualche sparuto forum sul web.

Occorre poi che la città assuma una sua dignità progettuale sul piano dei trasporti e delle infrastrutture senza aspettare i soliti eventi decennali o anche più dai quali far dipendere le decisioni in merito. Un'altra mia osservazione è che le Olimpiadi non sono garanzia di interventi utili, strategici e sostenibili per la città. Le Olimpiadi del 1960 segnarono un punto di svolta per Roma verso ... la cura della gomma: l'intera rete filoviaria venne smantellata, molte linee tranviarie soppresse, il disegno complessivo era quello di una città la cui mobilità doveva basarsi sull'automobile. Occorre smetterla con questa politica che guarda al futuro delle città solo in particolari occasioni senza avere il coraggio di una visione strategica e utile allo sviluppo sostenibile.

Qui vengo al mio punto centrale e visionario: le città oggi dovrebbero essere dei laboratori di civiltà, convivenza, vivibilità e di sviluppo sostenibile anche per fronteggiare la sfida dei cambiamenti climatici.

http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2016/04/20/riscaldamento-globale-el-nino

Teniamo presente che le città hanno un grande ruolo nel contributo antropico all'effetto serra stimato intorno al 80% del totale e quindi il problema del riscaldamento globale è quello che maggiormente dovrebbe orientare le politiche urbane e non solo. Con città più sostenibili otterremo anche città più vivibili perché avremo servizi pubblici più efficienti, dai trasporti all'energia ma soprattutto basate su diverse scale di valori. Le città insomma non possono sottrarsi al ruolo culturale e politico che responsabilmente devono assumere nei confronti del riscaldamento globale.

 

La bontà di una politica per le città e dei vari progetti e proposte (Business Plan)  si possono misurare in relazione all'impegno nel contrastare il riscaldamento globale.

http://www.comune.modena.it/ilclimadellecitta/documenti/clima-citta/contributo-citt-sost-carta-clima

Molti problemi che affannano i politici e costituiscono le preoccupazioni dei residenti quali la sicurezza, l'immigrazione, i campi rom, si incrociano su questo terreno. Molta parte delle popolazioni già fuggono oltre che dalle guerre e dal terrorismo anche dalla siccità, desertificazione, carestie e Roma come tante città occidentali non sfugge a questi problemi. Oltretutto, a mio parere, il tema del Riscaldamento Globale potrebbe essere unificante dato che riguarda l'intero pianeta e cioè tutti i popoli e le culture. Potrebbe essere la base per un dialogo comune oltre le ideologie a patto che, anche in questo caso, non venga considerato solo in occasione di eventi internazionali ma faccia parte del quotidiano impegno politico a tutti i livelli istituzionali fino a ognuno di noi nei nostri stili di vita.

Veniamo ai problemi concreti:

in un quartiere periferico di Roma si può facilmente constatare da Google Maps

https://www.google.it/maps/@41.8777985,12.6258891,238a,20y,144.22h,41.72t/data=!3m1!1e3?hl=it

 

https://www.google.it/maps/@41.8751261,12.6249499,228a,20y,64.98h,45t/data=!3m1!1e3?hl=it

https://www.google.it/maps/@41.8758216,12.6271522,3a,75y,22.32h,84.64t/data=!3m6!1e1!3m4!1suQLmuvK2l9HoLaITnowVmQ!2e0!7i13312!8i6656?hl=it

https://www.google.it/maps/@41.8761331,12.6268616,3a,75y,78.71h,81.26t/data=!3m6!1e1!3m4!1sP1ElJAzy4_oIgN97DYR9tQ!2e0!7i13312!8i6656?hl=it

come un distributore di carburante comprensivo di Metano e GPL sia estremamente vicino alle abitazioni di cittadini costate anni di sacrifici. Tengo a precisare che il distributore di carburanti è stato realizzato diversi anni dopo dall'acquisto delle abitazioni da parte dei proprietari che naturalmente preferivano il verde.

Una attenta e oculata gestione del Comune di Roma sulla concessione delle autorizzazioni ha permesso all'Eni:

  1. Sottrazione di aree verdi con modifiche "paesaggistiche" (landscape design!)

  2. Diminuzione del valore patrimoniale delle abitazioni

  3. Inquinamento acustico (dovuto ai compressori del metano e GPL) e atmosferico-olfattivo (dispersione di gas)

  4. Creazione di isole di calore in vicinanza delle abitazioni private del verde.

  5. Realizzazione di una struttura funzionale al trasporto privato in una città già altamente motorizzata

Certo TBM non fa parte di una "zona territoriale di tipo 1", né è sottoposta a vincoli ambientali o paesaggistici, quindi i residenti di quella parte di quartiere si meritano questo regalo di "pubblica utilità".

http://suap.cittadelfare.it/site/attachments/article/10058/Distributori%20carburante.pdf

In un'altra scala di valori resta però un intervento sul territorio non in linea con una politica urbanistica volta a mitigare il Riscaldamento Globale.

Parte del distributore andrebbe smantellato o non si ha il coraggio di contrapporsi a determinati poteri mentre si dimostra il coraggio per esempio a Torino per lo stadio della Juventus di demolire una pista di kart frutto di un investimento privato (secondo i giornali 1,2 milioni di euro)?

Nelle foto di Google si può constatare un altro problema tipico ed in rapida diffusione nelle periferie come quello degli autolavaggi, che possono causare problemi di infiltrazioni d'acqua (oltre quelli del rumore) nelle cantine sottostanti dei palazzi dovute a insufficienti impermeabilizzazioni con gravi danni alle cose ivi riposte. Ma ciò del resto è ovvio e conseguente, se la pubblica amministrazione incentiva l'uso dell'auto nelle periferie autorizzando questi mega distributori di carburanti corredati di servizi tra cui il McDonald's, che fanno anche da attrattori per le auto, il privato si adegua e risponde con adeguati servizi tipo gli autolavaggi.

Spesso però questa tipologia di attività non sono molto compatibili con edifici residenziali, oltre che per l'apporto di traffico aggiuntivo, anche per una questione cinetica: le auto in entrata all'atto della frenata scaricano una energia sul pavimento creando sconnessioni, crepe e infiltrazioni d'acqua.

Nel nostro caso l'alternativa all'autolavaggio era stata nel passato una sala giochi che per anni aveva allietato la vita dei residenti con schiamazzi oltre le ore 01,00 di notte, risse, accoltellamenti, stereo ad alto volume delle auto parcheggiate. Certo se l'alternativa è questa allora teniamoci gli autolavaggi!

Altra considerazione restando nella stessa area è quella sul marciapiedi. Nel palazzo della foto una opposizione dei negozianti impedì l'ampliamento del marciapiede cosa che invece avvenne nel vicino palazzo sul prolungamento della stessa via:

https://www.google.it/maps/@41.8746528,12.6285141,3a,75y,341.9h,76.2t/data=!3m6!1e1!3m4!1sGsH91E_zQ2Qcp_bd-13Tbg!2e0!7i13312!8i6656?hl=it

 

https://www.google.it/maps/@41.8742343,12.6289295,3a,75y,158.19h,86.47t/data=!3m6!1e1!3m4!1sS7ogXwyRjw0S3B2wbrGWAg!2e0!7i13312!8i6656?hl=it

 

https://www.google.it/maps/@41.8773335,12.6260646,403a,20y,150.44h,44.92t/data=!3m1!1e3?hl=it

Non sono questi problemi urbanistici dai quali partire e trarne delle riflessioni? Dalle risposte della politica e dall'attenzione dell'amministrazione pubblica sembra proprio di no. E allora forza con lo stadio della Roma, le Olimpiadi, le buche nelle strade... e i cambiamenti climatici (tanto c'ho er climatizzatore naa maghina).

Vorrei partire da problemi concreti dei cittadini collocati responsabilmente in uno scenario di cambiamenti climatici e non accetto che vi sia o vi sarà una urbanistica di serie A magari a Tor di Valle (frutto di un legittimo accordo tra capitali privati e Comune) e una di serie C a Tor Bella Monaca perché priva di Busines Plan. I cittadini hanno pari dignità in entrambe le Torri. Dobbiamo concludere che certe periferie possono sperare nella risoluzione di problemi urbanistici solo se contattano gli Emirati Arabi?

Il fatto di non centrare i problemi reali con un progetto sostenibile per Roma ma di avere magari altri scopi come quello di fare lo sgambetto al governo Renzi era posto del resto anche in una delle analisi precedenti.

 

Roma può crescere solo in un grande progetto identitario in cui tutti possano ritrovarvisi. La crescita di uno spirito civico dipende anche da questo. Roma potrebbe avere tutte le potenzialità per diventare una grande e attrattiva città giardino: per la sua storia, il patrimonio culturale, le numerose ville diventate parchi pubblici che danno ai cittadini e turisti quote di verde incomparabili con altre città europee.

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_giugno_09/verde-roma-fotografia-un-disastro-250-330000-alberi-e66b4d78-2e72-11e6-ba60-ddaed83f69c5.shtml

I margini di intervento sono enormi visto il poco che si è fatto.

Nel laboratorio di Roma dovrebbero essere chiamati a lavorare I migliori architetti e urbanisti come del resto avveniva in passato.

Ma forse Roma preferisce fare la stupida non solo la sera.

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