· 

Domande che attendono risposte

Ripubblico qui un posto pubblicato il 5/4/17 sulla mia pagina Facebook di Turismo senza Auto integrandolo con alcune domande e osservazioni aggiuntive.

 

Quali forze politiche sono in grado di rimodulare i desideri che alimentano il mercato, la produzione, il consumo, gli stili di vita, i valori, in chiave di sostenibilità e di futuro per il genere umano?

Facciamo un semplice concreto esempio tratto dai temi al centro dell'attenzione di questo sito:

Si possono costruire, creando anche lavoro, più autostrade e più automobili facendo arrivare anche il petrolio con gli oleodotti, ma si possono invece costruire più ferrovie, più treni e bus, più tranvie insieme a un sistema integrato di trasporto collettivo tecnologicamente avanzato nel quale i minimi tempi di attesa e l'elevata efficienza compenserebbero ampiamente i tempi persi nel traffico, nell'inquinamento e nell'illusoria libertà e comodità della modalità privata.

I due modelli sono dichiaratamente alternativi sul piano della sostenibilità come anche nei valori simbolici di riferimento che li alimentano: pensiamo allo status symbol rappresentato dall'automobile da una parte o alla vivibilità, alla salute e alla sicurezza sostenute dall'altra parte. Il mondo dell'impresa piccola, media o grande può appartenere sia all'uno che all'altro modello.

E qui viene il punto. Ieri Di Battista a DiMartedi ha elencato i punti centrali del programma del M5S:

1. legge anticorruzione

2. reddito di cittadinanza

3. legge sul conflitto di interessi

4. misure per piccole e medie imprese

5. misure straordinarie per il dissesto idrogeologico

Tutti condivisibili e sacrosanti ma su quale scenario viene collocato il sostegno alle imprese? Su quale modello?

Non è una scelta di poco conto, la mobilità nella sua attuale configurazione pesa per circa un terzo del contributo antropico all'effetto serra e all'inquinamento atmosferico, inoltre ha un peso economico e finanziario enorme, entra a far parte dei desideri e bisogni indotti, degli stili di vita, dei valori sociali, basti pensare alla frequenza con la quale veniamo bersagliati dalla pubblicità delle auto. Ricordiamoci poi alla fine che il PIL non misura la qualità della vita.

Mi piacerebbe che il M5S, che resta una delle speranze per l'Italia, fosse più chiaro su questo punto.

 

Perché indebitarsi con le banche per pagare Marchionne e sostenere spese di manutenzione e assicurative che complessivamente e mediamente sono state calcolate pari a 3.200 € l'anno?

Perché acquistare un auto e sostenere un insostenibile modello di mobilità quando con le attuali tecnologie è possibile realizzare un modello alternativo? Ovvero un trasporto pubblico integrato anche con auto elettriche a guida automatica che a richiesta ci potrebbero arrivare sotto casa o in qualsiasi altro punto? Passando così dalla proprietà dell'auto al suo uso con costi sostenuti dallo stato in casi di riconosciute invalidità, altrimenti pagando abbonamenti ad un servizio pubblico con costi crescenti proporzionali ai chilometraggi effettuati. Il parco auto e la massa circolante di vetture si ridurrebbero drasticamente con benefici per l'ambiente, la salute, la sicurezza e la mobilità stessa con riduzione dei tempi di percorrenza e dei costi sociali e individuali.

In molti casi le più sostenibili ferrovie potrebbero sostituire auto ed autostrade lasciando al servizio pubblico di bus e auto elettriche il complementare ruolo di integrazione e scambio con le ferrovie in ambito locale e regionale.

Naturalmente un modello alternativo di mobilità così rivoluzionario non si può imporre per legge ma deve essere il frutto di scelte e convincimenti in un percorso condiviso. Diceva Langer che una società sostenibile non sarà realizzabile se non sarà anche socialmente desiderabile, ma qui torniamo alla mia domanda iniziale: Chi sarà in grado di rimodulare i desideri della società e come rimodularli?

Chiedo una riflessione su questi punti di carattere tecnico, economico e politico rivolta soprattutto al M5S.

Scrivi commento

Commenti: 0