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Roma: il Trasporto Pubblico (TP)

Nelle città vive la maggior parte della popolazione mondiale, va da sé che le stesse debbano farsi laboratori di civiltà e sostenibilità. Il TP è una necessità strategica per fronteggiare il riscaldamento globale considerando che almeno un quarto se non di più delle emissioni antropiche di gas serra sono attribuibili alla motorizzazione privata.

Il TP è una questione che non può essere considerata solo sotto il profilo economico (gross cost o net cost, pubblico/privato) o come un qualunque altro servizio pubblico: il gigantesco iceberg distaccatosi dall'Antartide e alla deriva nei mari sta lì a ricordarcelo, come anche le migliaia di decessi e malattie respiratorie nelle aree urbane.

Il TP non rende le città solamente più vivibili ma anche più sostenibili e salubri. Perché queste considerazioni non vengono sempre strettamente legate ai temi del TP?

Ci dimentichiamo sempre della carta di Aalborg che Roma sottoscrisse già nel lontano 1994. Mi stupisce che i radicali, di solito così attenti alle questioni ambientali, in questo caso invece riducono il TP di Roma a sole questioni economiche e di efficienza gestionale mentre a mio avviso è soprattutto una questione infrastrutturale correlata ad una visione sostenibile di sviluppo del territorio urbano.

Nel terzo millennio molti dei problemi finora trattati separatamente dovrebbero finalmente trovare una visione e un linguaggio universale, quello appunto della sostenibilità. La storia dell'uomo è secondo me tutta riconducibile ad una storia di relazioni con l'ambiente, un tema che andrebbe sviluppato in altre sedi.

Non so più come dirla, ridirla, girarla o rigirarla, ma il TP è una delle risposte strategiche più efficienti al problema del riscaldamento globale o comunque è parte integrante della sua mitigazione.

I tecnicismi politico-economici del gross cost o net cost andrebbero subordinati alla prioritaria questione ambientale. Se in un modello di mobilità un sistema minimo di metro sia sufficiente a supportare la gestione in gross cost di una rete di bus di superficie tenendo insieme le valutazioni ambientali deve deciderlo la politica e non certo l'economia. Il problema è che la politica siamo tutti noi con i nostri stili di vita e i nostri desideri che necessariamente dovranno essere modificati in un percorso di sostenibilità. Una bella impresa per l'Italia dove spesso sono le popolazioni locali a costituire, in una subcultura (cito da fonti giornalistiche),  il maggiore ostacolo ad un processo di cambiamento e tutela del territorio in chiave di sostenibilità, come i recenti episodi di incendi dolosi in Campania, nel Parco del Vesuvio, hanno dimostrato.

Detto questo resta da affrontare il problema strutturale o infrastrutturale del TP.

Ho pensato, e mi piacerebbe discuterne, ad un modello di mobilità che faccia i conti con le quantità di CO2 prodotte. Questo è secondo me l'unico parametro in grado di superare tutte le diverse visioni e contenziosi espressi da calcoli e interessi di parte.

Cerco di spiegarmi meglio prendendo spunto dal mio schema di IMUS pensato per le città. Va da sé che la modalità di trasporto che garantisce le minori emissioni di CO2 sia quella su ferro. Ogni area urbana periferica o semicentrale dovrebbe fare riferimento ad un punto di carico su ferro che oltre agli spostamenti radiali tenga anche conto di quelli periferici. Un semplice schema minimale su ferro ad X (il caso di Roma) o a croce che ha uno scambio nel centro dovrebbe avere anche scambi periferici in un quadrato o circolare intersecante la X o la croce ad una certa distanza dal centro. Insomma quote di 5.000 o 10.000 posti/km devono essere raggiunte al di sotto di uno stabilito limite di produzione di CO2. Spostamenti lineari di 10.000 persone/ora dovrebbero, obbligatoriamente per legge, essere garantiti entro determinati valori di emissioni di CO2, altrimenti Aalborg e gli accordi di Parigi sul clima restano solo dei blabla (è solo un mio parere). Google Maps potrebbe calcolare, e quindi rendere disponibili per un confronto fra città, oltre che i tempi per gli spostamenti radiali e periferici (come avevo proposto per l'IMUS) anche le quantità di emissioni di CO2 calcolate attribuendo determinati coefficienti (kg/km) alle varie modalità di trasporto: tram, filobus, bus, metro, funivie.

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