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GENOVA: Urbanistica, mobilità e sviluppo sostenibile.

A quanto pare a Genova fin dagli anni 60 esisteva un comitato cittadino contro la realizzazione del ponte, voci inascoltate: "Avevamo paura, quello è un ponte maledetto, non bisogna costruirlo".

La stampa non ne parla.

 

Ecco, in Italia abbiamo una questione urbanistica centrale che pesa come un macigno sulla qualità della nostra vita, della salute, vivibilità e sicurezza.

La tragedia di Genova diventa il paradigma di una urbanistica priva di una visione di sviluppo sostenibile e di qualità della vita dei cittadini ma soprattutto senza progetti per un sistema di mobilità e di trasporti sostenibili, efficienti e sicuri.

"Genova rinascerà sotto il nuovo ponte!"

È quanto afferma il sindaco.

Stampa, media, associazioni e movimenti come Legambiente e i NoTAV TerzoValico assumono posizioni contrastanti e non chiare.

Ma il punto centrale è proprio questo: il ponte è veramente necessario? Per chi e per cosa?

 

Mettiamo subito insieme alcuni punti che troppo spesso vediamo separati e non sufficientemente trattati dalla stampa, media, politici e amministratori:

  1. La UE stabiliva sulla ripartizione modale del trasporto merci alcune scadenze fondamentali (2030 e 2050).
  2. Il traffico merci movimentato dal porto di Genova transitava prevalentemente e spesso con lunghi incolonnamenti proprio su quel ponte, mentre una piccola parte residuale andava su ferrovia.
  3. Il ponte sospeso sopra un quartiere popolare di Genova pone un rilevante problema urbanistico.
  4. Il ponte era stato ribattezzato "ponte di Brooklyn" ma naturalmente con quest'ultimo non aveva nulla da spartire essendo privo di pista ciclabile e pedonale oltre che destinato a traffici veicolari molto diversi.
  5. Terzo Valico ferroviario: un'opera per alcuni fondamentale, per altri inutile e solita magiatoia di soldi pubblici, fermo restando la necessità e l'urgenza di trasferire quote di trasporto merci dalla strada al ferro. 
  6. Quasi tutta la stampa è schierata per i raddoppi autostradali (Gronda) ritenuti necessari, mentre i movimenti No Gronda sembrano tacere.

 

Insomma non sarebbe l'occasione per rivedere i nostri modelli di mobilità e di trasporto, oltre che di sviluppo?

Per decidere dove indirizzare più sostenibilmente e utilmente le risorse e gli investimenti? Coerentemente agli impegni presi e sottoscritti in varie sedi?

Oppure si preferisce che questi impegni sottoscritti restino carta straccia?

Vedasi il Protocollo di Kyoto, la Carta di Aalborg per città vivibili e sostenibili, il succitato impegno UE per la ripartizione modale dei trasporti

Con qualche spruzzatina di bike people o di piste ciclabili lasciando inalterata l'ossatura della mobilità e del trasporto merci tutta sviluppata sulla gomma non si risolve di certo la questione della mobilità sostenibile.

Una pista ciclabile sotto il nuovo ponte di Genova non può entusiasmare!

Perché accanto al movimento No TAV Terzo Valico non si sviluppa un movimento No Ponte, No Gronda o più in generale No TAI (Trasporti Alta Insostenibilità)?

Perché non SI alle opere ferroviarie, e sono tante, utili al trasporto di persone e merci?

La qualità della vita a cinque stelle non può prescindere da una urbanistica e uno sviluppo sostenibili!

 

Guardiamoci intorno. 

In questo mondo malato i migranti fuggono da povertà, guerre, totalitarismi, carestie, cambiamenti climatici, per approdare sulle sponde di un occidente anch'esso malato per effetto di uno sviluppo insostenibile con enormi danni ambientali, ingiustizie sociali, degrado umano, sociale e civile, imbarbarimento e corruzione, inviviblità e insicurezza, dove si perde il senso del bene comune a tutto vantaggio di egoismi e intolleranze. Invece di costruire giardini di bellezza e vivibilità si costruiscono ponti che non uniscono, percorsi da auto-bunker per sottrarsi al contatto del prossimo, quando poi aumentiamo le possibilità di scontri e incidenti, quando poi i ponti ci cascano addosso. Come nel medioevo alziamo i ponti levatoi, fuori i barbari e dentro noi civili.

Quanto avvenuto a Genova non può essere accantonato nel lungo e doloroso elenco delle tragedie e dei disastri ambientali italiani, non possiamo esimerci dal dovere di interrogarci a fondo se fra le cause non vi sia soprattutto uno sviluppo insostenibile e poco attento al territorio.

Gandhi: "Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla".

 

Cosa fare, da dove ripartire?

 

La questione urbanistica e del territorio.

Nelle aree urbane si concentra la maggior parte della popolazione mondiale. Nei prossimi decenni si stima che più di 5 miliardi di persone risiederanno nelle città. La questione urbanistica è senz'altro quella prioritaria insieme al governo del territorio: a questo livello si trovano tutti i problemi italiani: consumo di suolo, infrastrutture, trasporti, dissesto idrogeologico, energia, agricoltura, siti industriali inquinanti, riscaldamento nelle abitazioni, distributori di carburanti produttori di inquinamento acustico e atmosferico (compressori gpl e metano) in prossimità di abitazioni private del verde, la convivenza civile, il rispetto delle regole e all'elenco ci sarebbe ancora da aggiungere.

Nelle città insomma dovremmo trovare il modo di vivere dignitosamente e civilmente senza eccessivi squilibri sociali ed economici con stili di vita sostenibili e valori condivisi. A tale proposito penso che le Famiglie senz'auto, privilegiate dal fatto di una indipendenza mentale dall'auto, possano senz'altro porsi come validi interlocutori per delineare uno sviluppo sostenibile e più attento alla qualità della vita nelle nostre città ...a cinque stelle!

 

Si, ricominciamo dalla questione Urbanistica, dalla mobilità, ce lo insegna Genova, ce lo insegnano le nostre città malate di traffico e inquinamento, ce lo ricordano le tante vittime della strada: secondo l'OMS gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nel mondo per i giovani fra i 15 e i 19 anni.

Ricominciamo dal governo del territorio: ce lo insegna il Vajont, il dissesto idrogeologico, Seveso, Porto Marghera, la Terra dei Fuochi, Taranto, Bussi sul Tirino, Ostia, e altre storie ancora.

L'Italia a cinque stelle (alta qualità della vita) deve ripartire dal suo territorio consumato, violentato, sfruttato, massacrato. In altre parole NON GOVERNATO! 

L'Italia che lavora e sogna il futuro riparte da qui, dalla cura del territorio, dalla vivibilità e sicurezza,  dalla mobilità e dai trasporti più sostenibili, questa la GRANDE OPERA!

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